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Storia di Senigallia

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Fondazione

Nata come colonia romana nel 284 a.c. come Sena Gallica, la prima sull’Adriatico, fu importante base militare e logistica per i romani.
Dopo essere stata saccheggiata dai visigoti, all’epoca dell’invasione longobarda d’Italia la città rimase sotto dominio bizantino, costituendo assieme con Ancona, Fanum Fortunae (Fano), Pisaurum (Pesaro) e Ariminum (Rimini) la cosiddetta Pentapoli bizantina e seguendone tutte le vicende storiche fino alla donazione della Pentapoli al dominio del Papa di Roma.

La città nel tempo conobbe un interessante sviluppo economico che vide l’istituzione della cosiddetta Fiera della Maddalena attorno al XIII secolo.
Ma durante il Medioevo si scontrò con gli interessi delle città vicine, in particolare Fano, Jesi ed Ancona a causa delle lotte tra fazioni guelfe e ghibelline in Italia. Senigallia venne conquistata e in gran parte distrutta dalle truppe di Manfredi di Sicilia, che ne fece abbattere le mura.

Rinascimento

Senigallia (al tempo nota come Sinigaglia o Sinigallia) sopravvisse all’abbandono fin quando papa Gregorio XI delegò il cardinale Egidio Albornoz a restaurare l’autorità pontificia nel territorio: quest’ultimo visitò “il borgo” e decise una serie di lavori da realizzare per ripristinare le antiche virtù senigalliesi.

Nella prima metà del XV secolo la città, che stava lentamente continuando a riprendersi, finì nell’interesse e dominio della famiglia riminese dei Malatesta grazie alla sua particolare posizione strategica esattamente equidistante tra Ancona e Fano.

Sigismondo Pandolfo Malatesta venne considerato il “rifondatore” della città.
Oltre a rinnovare la città era necessario ripopolarla e svilupparla, per questo Sigismondo diede nuovo impulso alla vecchia Fiera della Maddalena e stabilì delle agevolazioni fiscali per chi desiderasse trasferirsi nella “nuova città”, attirando in questo modo molta gente dalle varie parti d’Italia.

La ricostruzione era però così costosa da costringere il Malatesta a contrarre debiti con il papa Pio II, che gli tolse il possesso della città per passarla prima ad Antonio Piccolomini e poi a Giovanni della Rovere, che assunse il titolo di Duca.

Giovanni morirà nel 1501 dopo 27 anni, lasciando la città ammodernata, allargando la cinta muraria e dando vita alla Rocca per difendersi dal lato del mare e perfezionando i lavori di bonifica della palude.

A cavallo tra XV e XVI secolo Senigallia cadde brevemente sotto il dominio di Cesare Borgia, passato alla storia come il duca Valentino, descritto come esempio di homo novus ne Il Principe di Machiavelli. In pochi anni, assecondato da suo padre papa Alessandro VI, riuscì a creare un dominio personale che andava dall’attuale Romagna fino a parte del nord delle Marche, diventando di fatto una potenza locale.

Divenne celebre in questo contesto, passando alle cronache storiche (Machiavelli), un incontro offerto dal duca Valentino ai suoi antichi alleati, ma poi traditori e avversari della zona, i quali finalmente ravvedutisi e concilianti furono invitati cortesemente in città al fine di giungere ad un accomodamento stabile e pacifico. La vicenda si concluse, invece, con una spietata vendetta nota come strage di Senigallia, in cui il duca fece proditoriamente arrestare e quindi uccidere i suoi ospiti dal suo seguito di armigeri.

L’esperienza del Valentino si concluse nel 1503, quando una semplice malattia gli impedì di partecipare agli intrighi per l’elezione del nuovo Papa successore del suo defunto padre. Al soglio di Pietro salì Giulio II della Rovere, il quale gli tolse i domini fin qui ottenuti restituendoli ai propri parenti.

Nel frattempo la Fiera della Maddalena, poi divenuta Fiera franca (in quanto non si pagavano dazi doganali), si era imposta come una delle fiere più importanti del Paese, con scambi di merci provenienti da ogni angolo del Mediterraneo.

Nel Settecento la Fiera aveva preso così il sopravvento nelle attività commerciali cittadine che si dovette provvedere ad un primo ampliamento della città, abbattendo il tratto delle mura che costeggiavano la riva destra del fiume Misa per realizzare i primi portici, dedicati al cardinale Luigi Ercolani che seguì i lavori.

A questo primo ampliamento, ritenuto non sufficiente, sempre nel Settecento ne seguì un altro che vide l’edificazione dell’ultima parte del centro storico per arrivare alla conformazione attuale, fino all’attuale caserma della Polizia di Stato, e dai portici costeggianti il fiume, fino all’attuale viale Leopardi. Su uno dei bastioni verso sud, ingrandito dai lavori di ampliamento, venne realizzato il teatro cittadino “La Fenice”, omonimo del più famoso teatro veneziano.

ca. 1865, Vatican City — Pope Pius IX — Image by © Hulton-Deutsch Collection/CORBIS

Gli anni tra Settecento e Ottocento videro il dominio napoleonico in Italia e la successiva restaurazione del potere papale, ma videro pure la nascita del rampollo della nobile famiglia locale Mastai Ferretti, il giovane Giovanni Maria che passò alla storia come papa Pio IX, Beato dal 3 settembre 2000 e ultimo re dello Stato Pontificio. Salito al soglio pontificio nel 1846, il suo pontificato duro’ ben 32 anni e fu il più lungo della storia dopo quello che tradizionalmente viene riconosciuto a Pietro apostolo.

Con l’Unità d’Italia Senigallia venne fatta rientrare nella neoformata Provincia di Ancona. Ma per Senigallia l’unità nazionale comportò anche la perdita definitiva della Fiera Franca (ufficialmente nel 1869, ma come detto già in declino da molti anni), soppiantata dal turismo come attività economica prevalente: Senigallia fu tra le prime città a promuoversi a livello nazionale ed internazionale come luogo di svago e di riposo, approfittando della spiaggia che di lì a pochi anni verrà soprannominata spiaggia di velluto e che tuttora ne è il simbolo turistico. Particolare è il panorama dalla riva: diversamente da altre località adriatiche, con un litorale rettilineo, da Senigallia il panorama è costituito dal Golfo di Ancona.

Nel 1853 venne realizzato il primo stabilimento balneare che, di fatto, dette l’avvio alla storia turistica della città di Senigallia, a cui si associava la stagione teatrale.

1900

A cavallo tra il XIX e XX secolo Senigallia aveva dunque già un’importante valenza turistica che incrementò negli anni successivi: simboli di questo fenomeno furono lo Stabilimento Bagni (ora edificio abbandonato) e la Rotonda a Mare, un tempo palafitta posta davanti allo Stabilimento Bagni a proprio uso e riedificata nella posizione attuale in cemento armato nel 1933 dopo il terremoto del 1930.

La conferma dell’importante ruolo che la città aveva assunto in campo turistico è del 1928, quando Senigallia insieme a Cortina d’Ampezzo venne riconosciuta sede della prima Azienda autonoma di soggiorno e cura d’Italia.

Nel frattempo la città continuava a svilupparsi urbanisticamente con i primi quartieri popolari fuori le mura.

Fu in questa situazione che Senigallia venne colpita da un fortissimo terremoto il 30 ottobre 1930, i cui danni furono ingenti in particolare per la città: il teatro subì gravi danni, il vecchio seminario vescovile dovette essere demolito e trasferito fuori città, un convento di monache di clausura (dove storicamente avvenne la famosa strage del duca Valentino) fu completamente demolito per fare posto all’attuale scuola elementare G. Pascoli, Porta Saffi (situata all’inizio del Corso II Giugno) fu demolita aprendo visivamente il Corso al resto della città fuori le mura. In generale tutta la città soffrì danni tali da rendere necessaria la riduzione di altezza di quasi tutti gli edifici dell’attuale centro storico e un drastico cambiamento della sua morfologia.

L’evento sismico ebbe come ulteriore conseguenza l’apertura della città all’esterno, con l’urbanizzazione dell’area a sud delle mura storiche e la costruzione di quartieri popolari.

Il passaggio del fronte della prima e seconda guerra mondiale ha lasciato nella città fortunatamente pochi segni ancora presenti: i segni di fori di proiettile che si trovano al Foro Annonario e la demolizione e ricostruzione dei principali ponti cittadini.

Successivamente la città attraversò un forte periodo di crescita e segnale della ripresa fu di nuovo il turismo e ancora per tutti gli anni cinquanta e sessanta Senigallia rivaleggiava con Rimini come principale centro balneare nazionale, cui si associava la stagione motoristica e di spettacoli.